Nel 1930 ricorre il terzo centenario della chiesa più importante di Sestri: la chiesa di Nostra Signora Assunta. L’arciprete, don Tommaso Torre, vuole ricordare la ricorrenza in maniera significativa, dotando la chiesa di una nuova, monumentale facciata. Quella esistente è semplicissima, assolutamente piatta, quasi la fronte di un capannone, riflettendo esattamente la struttura interna, ad unica grande navata. Sull’intonaco malandato rimangono le tracce di un affresco seicentesco rappresentante l’Assunzione di Maria, gravemente deturpato dal tempo e da sbrigativi e poco rispettosi rifacimenti di finestre, fatti in occasione della costruzione della balconata interna per la cantoria e l’organo.
Don Torre vuole una facciata tutta nuova, ricca di marmi ed affida l’incarico all’architetto De Barbieri. Ne nasce l’opera attuale, di ispirazione accademica, piuttosto pesante e sensibilmente slegata dal resto della chiesa. E’ previsto un ampio spazio alle sculture: un grande altorilievo (di sei metri per cinque) rappresentante l’Assunzione, due grandi statue di San Giuseppe e San Giovanni Battista, un Redentore sul timpano del portale principale. Per le sculture don Torre si rivolge al Prof. Venzano, che accetta con entusiasmo.
I temi sacri erano stati gli ispiratori di molti capolavori dei nostri Maestri del Rinascimento, e questo per Luigi Venzano aveva certamente un grande significato. Per la verità non è questa la prima volta che Venzano affronta temi religiosi; a parte alcune opere funerarie (ad esempio il bassorilievo de LE PIE DONNE AI PIEDI DELLA CROCE, nella tomba Storace già ricordata), nel 1921 aveva partecipato al concorso indetto dal Comune di Genova, per un Cristo Risorto (o Risorgente) da porre sull’altare della Cappella dei Suffragi, nel Cimitero di Staglieno. In questa occasione Luigi Venzano presenta un suo bozzetto (perduto) ed un particolare della testa del Cristo a grandezza naturale, che utilizzerà in seguito in un’opera funeraria (tomba Costa, al Cimitero dei Pini Storti). Anche se il compenso previsto dal bando è basso, ci sono altri 20 concorrenti. In questa densa schiera di partecipanti la commissione giudicatrice non riesce ad individuare l’opera meritoria; forse vorrebbe un concorso di secondo grado con un ristretto numero di invitati. In pratica il lavoro per il momento non si fa (sarà commissionato dopo al Prof. Messina); la critica, pur concordando con il severo responso della Giuria, non manca di individuare come notevole l’opera del giovane scultore Venzano di Sestri.
E’ quindi soltanto 10 anni dopo, nel 1930, che Luigi Venzano riceve da don Torre l’occasione per cimentarsi nella sua prima grande opera di arte sacra. Il contesto barocco ed un po’ pesante dell’architettura del De Barbieri condiziona lo scultore. Rimangono molti schizzi per l’altorilievo dell’Assunta, poi il bozzetto in scala ed in fine l’esecuzione finale a grandezza reale. Soltanto il blocco centrale (Maria e gli angeli che la sorreggono) è realizzato in fusione con tecnica tradizionale dalla Fonderia Riva di Torino; il fondo, nel quale compare un coro Cherubini, per ragioni economiche è realizzato in cemento sul posto e poi ricoperto in bronzo a spessore, con tecnica a spruzzo. L’opera è completata nella prima metà del 1932.
In precedenza, esattamente il 23 giugno 1930 era stata inaugurata la statua di San Giovanni Battista, e l’anno seguente quella di San Giuseppe. Per contenere al minimo i costi le due statue anzichè in marmo sono realizzate in calcestruzzo, direttamente sul posto, partendo da un modello in scala ridotta; per fare questo Luigi Venzano lavora per lungo tempo sulle impalcature della facciata dell’Assunta; per scolpire il calcestruzzo usa utensili che gli ha realizzato appositamente Papà Checco.
Il Redentore invece rimarrà nelle intenzioni. C’è un primo modello che non lo soddisfa e viene abbandonato; segue una nuova serie di bozzetti, tra loro diversi soltanto nelle soluzioni del panneggio. Finalmente, ormai forse nel 1940, si giunge ad una scelta ed una decisione; il modello viene portato a termine, per essere poi eseguito in marmo bianco, ma l’improvvisa morte di don Torre, e soprattutto il sopraggiungere della guerra, fermano tutto.
Ancora nella prima metà degli anni trenta (1932) realizza invece un’altra importante opera scultorea, destinata alla chiesa di Vado: un grande Sacro Cuore che, con le braccia alzate, procede verso i fedeli. Ancora una volta la scarsa disponibilità finanziaria impone una realizzazione economica, in gesso patinato a bronzo. Luigi Venzano ha ottenuto questo incarico a seguito di un concorso affollato di nomi anche illustri.
Anche se destinato ad un monumento funerario, ci sembra di dover ricordare insieme a queste opere il Cristo Crocifisso della tomba Parodi del Cimitero dei Pini Storti (utilizzato anche in seconda copia nella cappella Berdini di Fermo). L’immolazione del Cristo sulla Croce è sentita in tutto il suo contenuto drammatico. Lo studio anatomico è come al solito evidente ed accuratissimo; la posizione del Cristo, pendente dalla croce, estremamente realistica. L’opera soddisfa veramente l’artista.