Nel gennaio 1952, improvvisamente, Luigi Venzano è colpito da un ictus cerebrale. La situazione appare subito molto grave ed i primi responsi medici sono completamente senza speranza. Riesce invece a superare la fase critica; dopo alcuni giorni, non c’è più immediato pericolo di vita, ma gli strascichi lasciati dal male sono molto pesanti: ha grossa difficoltà di movimento nella parte sinistra del corpo, non riesce a parlare. E’ un colpo molto grosso per tutti, inizia poi una lentissima ripresa, amorevolmente assistito da tutti i suoi cari, ma anche sostenuto dalla sua volontà di guarire. Ci sono purtroppo anche allarmanti ricadute, che però supera e lo stato generale migliora ancora. Riacquista un buon uso della parola, anche se spesso storpia le parole con l’aggiunta di strani e ricorrenti suffissi. Fortunatamente riesce a considerare la cosa con un certo umorismo:
“sto studiando da avvocato – dice agli amici e parenti che vengono a trovarlo – quando avrò completato gli studi sarò a posto”.
Riprende anche un buon uso degli arti, può nuovamente camminare. Scende in giardino e nello studio, disegna anche e finalmente può nuovamente modellare.
Quando è stato colpito dal male era intento a lavorare per la tomba Nosenzo da costruire a Nizza Monferrato per la famiglia di un lontano parente del cognato Dante Forno. Aveva pensato ad un gruppo della PIETA’ e vuole riprendere il lavoro. Con il sopraggiungere dell’estate e la fine delle scuole tutta la famiglia è mobilitata per aiutare Luigi a ricuperare: c’è molto affetto, anche se forse poca tecnica di rieducazione, ed i risultati non mancano. Aiutato da Marco nella funzione di “bocia” (= garzonetto) porta a compimento con soddisfazione il gruppo della pietà che viene poi fuso in bronzo alla fonderia Battaglia di Milano. E’ una ulteriore iniezione di fiducia: anche se rimangono alcune limitazioni e molta paura, specialmente nei famigliari che continueranno a non lasciarlo mai solo con una scusa o con l’altra, sembra proprio che Luigi Venzano abbia ricuperato al cento per cento.
Il decorso ormai chiaramente positivo degli studi dei tre figli attenua anche le preoccupazioni per il futuro. Questo fatto, accompagnato anche da una certa disponibilità finanziaria conseguente alla vendita di alcune proprietà della famiglia di Maria, fa nascere nuovi progetti. Si investe in un ampliamento della casa, che fornisce una abitazione più comoda e la possibilità di qualche ricavo in più con la costruzione di un nuovo appartamentino da affittare. Si decide di acquistare un automobile: un lusso apparentemente, specialmente se confrontato con le ansie di qualche anno prima, ma in questo modo tutta la famiglia potrà spostarsi più liberamente per gite domenicali e piccoli viaggi. Luigi partecipa con grande vivacità. Grazie all’auto ritorna con moglie e figli in tanti posti dell’entroterra e delle Riviere, ma anche in località più lontane, in Dolomiti ad esempio, dove era stato con Maria l’estate prima del matrimonio. Durante uno di questi viaggetti ritorna a dormire in tenda con i figli!
Ci sono in questo periodo alcune felici ricorrenze: nel luglio 1954 Giorgio si laurea brillantemente. Nel gennaio 1955, con una bella festa con parenti ed amici intimi, Luigi e Maria festeggiano il loro venticinquesimo anniversario di matrimonio.
Anche se con frequenti interruzioni e sorvegliatissimo dai parenti perchè non si affatichi, riprende ancora con altri lavori: felicissimo il ritratto dell’amico e pittore HELIOS GAGLIARDO, più stentato il gruppo di angioletti per la tomba MARTINI al cimitero dei Pini Storti. Sistema nel giardino l’abbozzo della statua che si è preparato per la tomba di famiglia e, ogni tanto e senza fretta, lavora anche in questa opera che per altro rimarrà incompiuta.
Nell’estate del 56 Giorgio, che da circa un anno lavora a Mestre, si sposa: Luigi diventa suocero. E’ anche questa una soddisfazione, perchè per Luigi anche questo è solo un ruolo di amore. Purtroppo però questa significativa festa, l’inizio di una nuova generazione di famiglie Venzano, lo trova in una situazioni di salute non facile. Ormai da un po’ di tempo sono scomparsi i segni di ripresa per lasciare spazio ad un inesorabile declino: i fatti cerebrali si ripetono sempre più frequenti, anche se di entità lieve, e lasciano danni che si sommano; non c’è più spazio per ricuperare; si aggravano anche tutti gli altri acciacchi della vecchiaia. Non prova più a lavorare, ed anche i famigliari ora preferiscono distrarlo e cercare di dargli fiducia con altro. In questo amorevolmente aiutati anche da un vecchio carissimo amico: Carlin Rixi. E’ ritornato da Roma , è molto in gamba e viene spesso a fargli visita e ad accompagnarlo in utili e salutari passeggiate.
Nel 57 Marco si laurea, ma deve partire militare, lontano per diciotto lunghi mesi. Maria, rinunciando all’ambito traguardo di raggiungere i 40 anni di insegnamento, va in pensione anticipatamente, per potersi dedicare completamente a Luigi; ormai la sua necessità di assistenza è molto grande ed anche Matilde è costretta a sospendere praticamente gli studi per quasi un anno. Ora il peso degli acciacchi è notevole: è ancora sufficientemente lucido per poter valutare i sacrifici che impone ai suoi cari, anche se loro cercano di non farli pesare affatto. Eppure ci sono ancora momenti felici, che accendono in lui sprazzi di vitalità. Diventa nonno (1959); ha sempre amato i bambini, ed il nipotino è per lui una cosa eccezionale. Convince moglie e figlia a portarlo a Mestre, per conoscerlo e stare un po’ con lui. E’ pieno di entusiasmo, chiede a Giorgio di procurargli della plastilina e modella la testina de IL NIPOTINO MARCO. Lavora più con il cuore che con le mani, ormai troppo in difficoltà. E’ l’ultima opera dell’artista.
E’ sempre circondato dall’amore e dalle premure di tutti, Maria, Matilde, Marco che è ritornato da militare, Giorgio, che il lavoro continua a tenere lontano da Genova, ma che durante le vacanze vuole spesso i suoi vecchi genitori con lui a Sassello. Si completa anche il suo riavvicinamento alla pratica cristiana; segue commosso alla radio i discorsi di Papa Giovanni, è rapito dall’intima semplicità di questo Grande, dice commosso ai figli: “ho pregato con il Papa” e chiede di incontrarsi con un sacerdote.
Ormai il degrado del suo fisico è irreversibile ed importante, diventa irrequieto. Prima di spegnersi, nella notte tra il 6 ed il 7 novembre del 1962, potrà ancora vedere Matilde laurearsi, abbracciare altri due nipotini, vedere che anche Marco e Matilde lavorano, uno si è giò formato la sua famiglia, l’altra sta per formarsela.