Sestri Ponente, negli ultimi decenni dell’ottocento, era tutta compresa tra la ferrovia, che correva lungo la spiaggia (a men-a), e le primissime alture: il comune di S. Giovanni Battista iniziava all’altezza della chiesa dei Frati Cappuccini. A levante il Chiaravagna la divideva dal comune di Borzoli, anche se in verità la chiesa di S. Nicola si sentiva pur sempre il centro del borgo Castiglione di Sestri. A ponente il Marotto e le “Rive” segnavano il limite con Monte Uliveto. L’urbanistica di questo centro, che si avviava a diventare il comune più densamente popolato del Regno d’Italia, era elementare. Cinque strade percorrevano la cittadina da levante a ponente, nella direzione della antica via consolare il cui sesto miglio aveva dato il nome al borgo: andando da monte verso il mare si incontravano le due strade più vecchie (le attuali via Paglia e via Dandrade), le nuove e più importanti (via Garibaldi ora via Sestri e via Mazzini ora via Ciro Menotti) ed infine l’ultima, proprio a fianco alla ferrovia. In senso ortogonale una serie abbastanza ordinata di carruggi andava dal mare agli orti; tra questi carruggi uno, meno angusto, aveva il nome di “carruggio largo” (via Donizetti). Lungo la ferrovia, specialmente verso il mare, sorgevano i cantieri e le officine; nuova e crescente fonte di lavoro e causa della recente espansione edilizia della cittadina. Sestri Ponente stava infatti cambiando volto. Una edilizia popolare ed intensiva soffocava ormai le vecchie ville patrizie, ed il tranvaietto a cavalli faceva le sue ultime corse lungo il “viale” (via Caterina Rossi) per portare i facoltosi clienti dell’ “Hotel” alla favolosa Rotonda dei Bagni Spinola. Insomma, l’immagine di “Sestri Ponente, graziosa cittadina balneare, contornata di ville patrizie”, in quegli ultimi decenni dell’ottocento stava passando rapidamente dalla realtà alla sfera dei ricordi, più o meno nostalgici.
Sulla via che fronteggia la ferrovia, all’incrocio con il carruggio largo lato levante, c’era (e c’è ancora, al civico 5 di via Puccini) un edificio di civile abitazione che per le sue dimensioni superiori a quelle degli altri e per il colore rosso mattone della facciata era detto il “cason rosso”. Lì il 2 giugno 1885 nasce Luigi Venzano, primogenito di Francesco e Teresa Rapallo.
Francesco, Checchin o Checco, (per i nipotini sarà un carissimo ed indimenticabile Nonno Checco), è un uomo sulla trentina, di statura piuttosto bassa, immancabili abbondanti baffi. Lavora “lì drento”, cioè nel cantiere di Odero. E` un tornitore specializzato, maestro di filettature e di particolari di rubinetti; impegnandosi bene con il cottimo porta a casa una paga elevata per il tempo: 5 lire al giorno. Spinto ed attratto ad un tempo dalla nascente rivoluzione industriale, con la sua scelta per lo stabilimento ha interrotto una tradizione secolare; i Venzano da molte generazioni facevano l’artigiano cappellaio in Sestri Ponente (specializzazione e vanto i cappelli da prete, che producevano seguendo un ciclo di lavorazione che oggi diremmo estremamente verticale; partivano cioè dal pelo di coniglio per prodursi i feltri dai quali ricavare i cappelli). Oltre al lavoro Francesco ha una grande passione per la musica. Giovanissimo è stato “musicante” (suonatore di clarino) nella Banda Vecchia, quella di Casimiro Corradi. Sposandosi ha allentato questo impegno e la partecipazione attiva ai concerti, forse anche per assecondare i desideri della moglie, un po’ satura della mania bandistica dei suoi fratelli. Conserverà però per tutta la vita la passione per la musica e per quella bandistica in particolare. Pensionato, ultra ottantenne molto arzillo, porterà a spasso con orgoglio i suoi nipotini, accontentandoli sempre nei loro desideri di spiaggia o di collina, ma imponendo bonariamente la sua scelta se c’era la possibilità di assistere ad un concerto bandistico in piazza o di seguire un funerale o un corteo nei quali suonava la banda!
Teresa Rapallo era della famiglia di “o Giga”. Una famiglia numerosa, che economicamente stava abbastanza bene, grazie ad una ben avviata bottega dove si costruivano e riparavano carrozze. Oltre al lavoro i fratelli Rapallo possono cos� curare anche la loro cultura, specialmente quella musicale, come gi� detto. La vita di Teresa purtroppo � molto breve, anche se sufficiente per lasciare nel figlio un grande ricordo del suo amore e del suo senso della famiglia. Infatti, nonostante le cure dei migliori professori di Genova ed anche un intervento chirurgico, un “male cattivo” allo stomaco stroncher� Teresa quando Luigi aveva appena 12 anni e sua sorellina (Nilla) era in fasce.� Le spese per le cure, enormi per quei tempi ed a totale carico del povero tornitore di Odero, indebitarono notevolmente la famiglia compromettendone per molto tempo l’equilibrio finanziario.
I ricordi della infanzia per Luigi Venzano sono cos� un misto di qualche aneddoto spassoso e di molte cose forti. Sono eventi che segnano profondamente l�animo di un ragazzino estremamente sensibile, che lavora come garzonetto presso un locale intagliatore in legno. Le scuole le ha lasciate dopo la quinta, forse senza molti rimpianti.�
“Una volta disegnai sul libro il duello di Cavallotti. Il maestro quando se ne accorse mi inflisse un penso durissimo”
“Andavamo con il tranvaietto a Genova, mamma ed io, perch� mamma doveva farsi visitare da un professore che aveva lo studio in via Giulia. A quei tempi c’erano grandi lavori l�, perch� stavano demolendo via Giulia per fare posto all’attuale via XX settembre.”
“Mamma si sent� male e cadde a terra; dalla tasca del grembiule rotolarono a terra alcune monete: erano la prima paga che avevo ricevuto e che le avevo consegnato poco prima. Mamma si aggrav� sempre pi� e non si riprese.”
“Tra i vari consigli e suggerimenti dati a mamma dai dottori ci fu anche quello di un parto, che la avrebbe aiutata a sistemarsi. Ma anche dopo la nascita di mia sorellina Nilla le cose non cambiarono. Quando mamma si aggrav� e poi manc�, mia sorellina� fu data a balia da una donna che abitava nell’immediato entroterra. Una domenica andammo a trovarla con Pap�, ma purtroppo scoprimmo qualcosa che non andava, la piccola non era accudita bene. Pap� si infuri� e si port� via sulle spalle la culla con dentro la bambina. Io lo seguivo con la sua bombetta in mano.”
Per il povero Checco la malattia e la perdita della moglie avevano aperto molti problemi, e tutti tanto grandi. Lavoro, debiti, figli da accudire, …. .
Nella famiglia Rapallo viveva una cognata, zitella, Linda.
La spos� sperando di risolvere qualche problema, di poter contare su qualcuno per accudire la casa e tirare su i figli. Forse invece ne cre� qualcuno in pi�. La cognata zitella, divenuta sua moglie, rimase zitella nello spirito; un po� bigotta, piena di complessi e preoccupata di tutte le esteriorit�, non riusc� a conquistare l’affetto dei figliastri, ma forse poco anche quello del marito. Non inserita in casa Venzano, si leg� pi� ad altri nipoti della famiglia Rapallo che ai suoi nipoti-figliastri che avrebbe dovuto tirare su. Cos� per Luigi e Nilla rimase sempre “zia Linda”. La sua figura nei loro ricordi rimane legata alla sua ottusa insistenza nel voler conservati alcuni “status symbol” incompatibili con la autentica situazione economica della nuova famiglia.
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Voleva abitare in via Garibaldi -attuale via Sestri-
Usciva sempre con il cappellino in testa, ….
Vivr� sino al 1947, pi� pronta a criticare che ad aiutare, rispettata per amore del padre, ma non amata dai figliastri.
Probabilmente Luigi, Luigin come lo chiamarono sempre nella sua vecchia famiglia, durante questa sua infanzia soffr� la solitudine; trov� un certo calore nella famiglia della zia Isabella, Lalla Zabbe, sorella della Mamma ed a lei molto vicina. Lalla Zabbe ha sposato Cicciotto (GB) Conte, che lavora nella Bottega di carrozzeria ed ha due figli: il maschio, Giuseppe, � quasi coetaneo di Luigi. I due ragazzini si fanno compagnia quando possono e rimangono sempre molto affezionati: i figli di Luigi chiameranno questo cugino del proprio padre “zio Pippo” e sua moglie “zia Rina”. Probabilmente si stringono in questo periodo anche salde amicizie con alcuni coetanei, forse compagni di scuola, che rimarranno vive ed importanti per tutta la vita (Davide Parodi, Carlin Rixi, …).
Come, nonostante tutte queste cose, Luigi Venzano sia riuscito a intuire la sua aspirazione artistica e ad assecondarla non � facile capirlo. Certamente il padre Checco, con la sua profonda bont�, sensibilit� e dolcezza, con il suo amore per la musica e le forme artistiche in generale, deve averlo assecondato ed aiutato. Forse gi� il primo maestro di bottega di Luigi (Espan�) consigli� Checco a curare la straordinaria vena del ragazzino, da subito capace di creare oltre che di copiare e veramente sprecato in una bottega di periferia. Anche un collega pi� anziano (il Sig. Porati) deve essere stato di guida a Luigi Venzano nelle sue scelte verso qualcosa di pi� del semplice artigianato.