Nel 1932 il regime fascista può festeggiare il suo decennale presentando un volto apparentemente diverso rispetto a quello violento che aveva caratterizzato la sua ascesa e che era emblematicamente culminato con il delitto Matteotti. Le resistenze più dure sono state eliminate, o almeno costrette a scomparire dalla scena ufficiale, e tutto il resto è stato assorbito e riproposto in veste fascista. E’ in atto in tutto questo periodo un’offensiva propagandistica tendente ad ottenere un clima di consenso, spesso molto superficiale e basato sulla esaltazione esasperata delle conquiste del Regime: le “bonifiche” delle paludi malsane trasformate in granai; i viaggi turistici organizzati con gli economici “treni popolari”; il “nastro azzurro” detenuto dal transatlantico Rex; l’Impero. Sestri non è estranea a questi fatti: il Rex è sceso in mare dai cantieri sestresi, i carri armati usati contro il Negus per conquistare l’impero sono progettati dall’ingegner Segala e costruiti dall’Ansaldo Fossati di Sestri; la San Giorgio, oltre ad essere un’industria tecnologicamente all’avanguardia, ha un dopolavoro efficientissimo. Sembra che il consenso ci sia veramente: non tutti sono in grado di fare il conto del prezzo pagato in termini di libertà di pensiero e di parola perdute, di fragilità della economia autarchica, di isolamento politico a livello internazionale,…. .
In questo contesto generale anche l’arte, almeno quella ufficiale, diventa un’espressione del regime. Le forme sono sempre più retoriche, con stilizzazioni forzate e di maniera; ad esprimere quest’arte sono chiamati sempre più e soltanto gli uomini graditi ed appartenenti al regime. Luigi Venzano è cresciuto in un ambiente e con una cultura decisamente diversi; non ha mai aderito formalmente ad alcuna formazione politica, e tanto meno vuole o pensa di entrare nel partito fascista. Inizialmente la discriminazione è blanda, c’è anche qualche episodio spassoso:
“Andai alla vernice della mostra annuale della società Ligure di Belle Arti. Quando entrai mi fecero notare che sull’invito era prescritto di presentarsi in “camicia nera” e poichè io non l’avevo, mi invitarono ad andarmene. Mentre uscivo incrociai il podestà, che stava entrando per l’inaugurazione. Mi chiese perchè scappavo, ed io farfugliai qualche scusa più o meno plausibile, basata su impegni improrogabili. Il podestà si mise a ridere, mi prese sottobraccio, ed insistette: –Anch’io ho premura, facciamo un giro veloce e poi ce ne andiamo-.
Così visitai le sale sottobraccio all’Autorità, passando in rivista i miei colleghi in camicia nera, impalati sull’attenti davanti alle loro opere”
Nell’ambiente sestrese la stima per le sue capacità professionali e per l’elevata moralità dell’uomo per un po’ prevalgono e riceve incarichi anche dalla stessa struttura fascista: fa parte della Commissione Edilizia del Comune (finchè rimane autonomo), è componente del Consiglio di Amministrazione del locale Istituto per le Case Popolari. Dal Fascio di Sestri riceve anche l’ordine di scolpire il busto raffigurante Manlio Cavagnaro.
Poi le cose diventano sempre più difficili per i non iscritti (ormai evidentemente antifascisti). Maria riceve un aut aut: la sua posizione di insegnate nella Scuola pubblica è incompatibile con la non iscrizione al PNF; dopo essersi consultata con il marito, finisce con cedere. Luigi invece rimane fuori, accettando in pratica la conseguente esclusione dai concorsi pubblici dove ormai l’indicazione del numero della tessera del partito fascista è un dato indispensabile, come la data di nascita. Eppure la stima di cui gode presso i colleghi è e rimane grande. Frequentemente è chiamato a fare parte della giuria delle mostre sindacali. Nel 1939, a ricordo della recente “storica” visita del Duce, il Comune di Genova decide di trasformare in maniera permanente alcune decorazioni scultoree provvisorie che erano state poste sul percorso dalla Stazione Brignole al podio sito di fronte all’Arco della Vittoria da’ dove il Duce aveva fatto il suo discorso. Nasce il progetto del “Viale delle Vittorie” e l’incarico è dato allo scultore Edoardo De Albertis con il compito di coinvolgere nell’opera altri scultori liguri. Vengono scelti quattro scultori: Galletti, Micheletti, Morera e Venzano; ma per Venzano nasce subito qualche problema perchè non risulta iscritto al PNF. L’appoggio di De Albertis, che insiste per avere come collaboratori scultori che si siano distinti nelle battaglie dell’Arte, fa superare la difficoltà. In effetti si tratta di un lavoro quasi esecutivo: le statue sono molto determinate, nell’atteggiamento e nella siluette, che deve riprodurre quella proposta dal De Albertis. Venzano accetta egualmente: è lavoro, è possibilità di guadagno e di fare vedere che si è ancora vivi. Quando gli scultori presentano i loro modelli, pronti per passare alla esecuzione in marmo, sorgono ancora difficoltà: la sua statua di Venzano: non ha le gambe leggermente divaricate, come era prescritto nella siluette predisposta da De Albertis e c’è chi vuole senz’altro scartarla (e forse ha pronta anche la sostituzione). Niente paura, Venzano ritorna sul posto con un garzonetto, un seghetto da legno, mezzo sacchetto di scagliola ed in un baleno taglia e ricompone la sua statua allineandola nella posa richiesta
Ma certamente questi radi episodi non potevano permettere all’artista di esprimersi ed anche di procurarsi da vivere. Calate praticamente a zero le possibilit� di ottenere incarichi da enti pubblici, Luigi Venzano in questo periodo opera quasi esclusivamente per privati. Oltre alle citate opere religiose, uno spazio particolare � occupato dall’arte funeraria. L’importanza data dai genovesi alla tomba di famiglia � un fatto noto, e da questa particolare sensibilit� certamente nasce il fenomeno di “Staglieno” come fatto di costume ed artistico della Genova a cavallo tra l’800 ed il 900. Proprio a Staglieno, nella Galleria Montino, Luigi Venzano negli anni 30 erige due grandi monumenti funebri: nel 1933 la tomba INGA, dove forme severissime e stilizzate, quasi architettoniche, pensate evidentemente sotto l’influenza dello stile del momento, non impediscono allo scultore di esprimere tutta la sua sensibilit� nel modellato delle mani e dei volti dei due angeli-cariatide. Quattro anni dopo (1937) Luigi Venzano � ancora presente a Staglieno con un importante lavoro: la tomba VICINI. Una madre � morta, lasciando quattro figli in tenera et�; un dramma non ignoto allo scultore e che lui trasfigura nella visione di una donna, quasi una Madonna, che ascendendo al Cielo si protende ancora verso la terra in un atto di protezione per le sue creature, raccolte in preghiera. L’idealizzazione del dramma subisce qualche limitazione: il committente vuole i ritratti della moglie e dei figli; Venzano cerca di insistere per volti simbolici, ma in fine acconsente alla richiesta. Molto malvolentieri, se si deve giudicare dal fatto che il ricordo dei ragazzini venuti a posare rimarr� per lui sempre sgradevole, cosa incredibile per una persona che accolse sempre bimbi nel suo studio, spesso perdendo anche molto tempo per giocare con loro. � significativo che il 2 novembre di quell’anno praticamente tutti i quotidiani genovesi, passando in rassegna le nuove opere di Staglieno, mettano in evidenza la tomba Vicini, pubblicandone la fotografia.
Ancora per Staglieno in quegli anni studia la tomba per il Cavaliere del Lavoro Garbarino, impresario edile. La figura di questo uomo, che con la sua attivit� di imprenditore ha influito notevolmente sul nuovo volto di Genova, lo interessa ed � motivo dominante dei diversi bozzetti approntati per il monumento funebre. Tuttavia non riesce a trovare l’accordo con la famiglia, o forse ancor pi� con amministratori e factotum della stessa. In seguito la tomba sar� realizzata da un altro artista; la cosa lo amareggia molto, certamente per il molto lavoro gi� fatto inutilmente e per il mancato guadagno, ma anche per le non chiare vicissitudini, terribilmente in contrasto con il suo modo di fare semplice e schietto. Forse c�� anche una certa difficolt� ad accettare che non sia apprezzata una soluzione per lui tanto convincente.
L�attivit� pi� intensa e continua nel campo dell’arte funeraria riguarda il Cimitero dei Pini Storti di Sestri. Si tratta generalmente di opere di minore mole, certamente non in grado di dare la risonanza e le soddisfazioni che possono derivare� da erigere qualcosa a Staglieno, ma pure quasi sempre vissute dall’artista con grande partecipazione, sempre cercando di immedesimarsi nello spirito che ha portato il committente a decidere l’erezione del Monumento. Cos� � per la tomba di DON� LUIGI PERRONE (“pre Luigi”) con il sacerdote filantropo ritratto a piena persona in un suo caratteristico atteggiamento di predicatore. Precedente a questa la tomba CAVAGNARO, con la simbolica immagine dei due fratelli morti tragicamente: Catullo in guerra, Manlio nella rivoluzione fascista. La scultura � in pietra di Millesimo, un’arenaria bella per il tono, ma troppo fragile e soggetta ad usura per una installazione all’aperto. Per la tomba dei cugini RAPALLO (i figli di Barba Franse) fonde una statua in bronzo, un Cristo Ascendente al Cielo. La posizione della statua � suggestiva, dalla collina si staglia contro il cielo con la riviera come sfondo. La scultura, stilizzata e quasi rigida nel panneggio e nell’atteggiamento, evidenzia la solita accuratezza plastica nello studio del volto e delle braccia protese verso il Cielo.
Ancora notevole la tomba della famiglia CARRER. Luigi Venzano citer� volentieri come esemplare la grande libert� di ideazione e di realizzazione lasciatagli dal giovane ingegner Carrer, in seguito apprezzato professore universitario a Torino. In effetti tra i due si stabilisce una buona intesa, basata su affinit� di spirito, profondo senso etico, gusti ed anche hobby comuni; l’amicizia stabilita in questa occasione rimarr� poi viva per tutta la vita.
� in questo periodo che Luigi Venzano incomincia a firmare anche opere funerarie quasi esclusivamente architettoniche, dove la scultura, la sua scultura, diventa accessoria o scompare del tutto, come nel sarcofago della famiglia BIONDI. Lo stesso vale per la tomba RISSO, piccola cappella funeraria di proporzioni perfette, arricchita da belle porte in bronzo, ed ancora per la cappella DAGNINO, per la quale disegna anche il cartone per un mosaico, sua unica opera in questa tecnica.
In tutto questo periodo i Cimiteri Genovesi sono la maggior fonte di lavoro per Luigi Venzano, ma non si pu� dimenticare che alcune opere vanno in sedi anche lontane, sia pure sempre in funzione di legami con Sestri. � il caso della tomba SEGALA a Tirano, della gi� citata cappella BERDINI a Fermo, di un’altra cappella a Livorno.
Ancora di questo periodo � una mostra personale (forse l’unica) con l’amico pittore Vittorio Nattino alla Galleria Vitelli di Genova. Vi espone un’antologia di tutte le sue opere, la LEVA, un TORSO FEMMINILE, il PESCIVENDOLO sistemato in una fontana.
Ottiene un certo successo di critica, la Galleria d’Arte Moderna di Nervi, come gi� ricordato, acquista la testina GIORGIO; c�� anche afflusso di pubblico, ma sul piano delle vendite certamente si tratta di una delusione
“entrano in tanti, ma vengono tutti solo per scaldarsi”� [la mostra ha luogo nel freddo inverno del 1931 e la Galleria � ben riscaldata]
Partecipa� con regolarit� alle mostre collettive annuali della societ� Ligure di Belle Arti, della quale � socio, e del sindacato degli Artisti di Genova. Sue opere sono accettate anche in Mostre collettive nazionali.
Ancora tra i lavori su commissione di privati in questo periodo esegue la FONTANA PER LA VILLA INGA di Corso Italia, e numerosi ritratti.
Riceve anche incarichi dall�industria, specialmente dalla societ� Ansaldo; si tratta di lavori di carattere per cos� dire promozionale, come una medaglia commemorativa del cinquantesimo anniversario del Cantiere Odero, il poggiacarte in bronzo con il carro armato sormontato da un guerriero a cavallo, la targa per l�Incrociatore Bolzano, le aquile montate sulle prore degli incrociatori e delle bananiere, le insegne per le navi russe.
Cerca ancora di inserirsi nei concorsi pubblici: modella una serie di medaglie commemorative della fondazione dell’impero; facendosi rappresentare dalla moglie che � iscritta al PNF, manda un bozzetto ad una mostra fascista a San Remo; forse, nell’ultimo scorcio degli anni trenta, stanco della emarginazione e condizionato dal clima di consenso generale, esamina la possibilit� di passare il fosso anche lui, come hanno fatto i pi�. Ma la scelta del regime per la guerra, gi� evidente con l’intervento in Spagna, lo ferma definitivamente.
Siamo ormai in pieno secondo conflitto mondiale; un evento che incide pesantemente sulla vita di Luigi Venzano e di tutta la sua famiglia. Quando nel settembre 1939 la Germania nazista scatena in maniera aperta il secondo conflitto mondiale, la famiglia Venzano era in vacanza a Courmayeur (“Cormaiore” secondo la toponomastica italianizzata allora obbligatoria). Stava tirando pi� a lungo possibile una vacanza indimenticabile, che nelle intenzioni di Luigi e Maria doveva essere la prima di tante e che invece rimase un episodio unico. L’inizio della guerra mondiale trasforma tutta la Valle d’Aosta in zona militare e la famiglia deve rientrare a Genova in tutta fretta; per il momento l’Italia non � formalmente in guerra, ma ormai tutto � compromesso e nel giugno dell’anno successivo anche l’ultima speranza di rimanerne fuori cadr�. L’armistizio con la Francia, concluso quasi subito dopo, per un poco illude che si possa trattare come promesso di una “guerra lampo”, e che comunque la guerra non avrebbe toccato in maniera diretta Genova. Ma presto l’intensificarsi di allarmi e bombardamenti rendono la vita in citt� sempre pi� difficile e pericolosa. Si vive in ansia, Luigi e Maria alla sera vanno spesso da Davide che possiede una radio, per ascoltare segretamente “Radio Londra”, farsi un’idea degli sviluppi della situazione. Davide preme con sempre maggiore insistenza perch� Luigi e Maria portino i bambini al riparo: l’intensificarsi dei bombardamenti su Genova all’inizio del 1943 fa rompere gli ultimi indugi. La famiglia si trasferisce (“sfolla”) a Cornia. In maniera parziale sulle prime, perch� Maria e Giorgio rimangono praticamente a Sestri: lei conserva l’impegno di insegnante a Sestri e Giorgio, che frequenta brillantemente la seconda media al Mazzini, non ha una scuola dove proseguire gli studi a Cornia o nelle vicinanze. Durante i primi mesi di sfollamento � quindi prevalentemente Luigi che sta a Cornia con Matilde e Marco. Ci sono viaggi continui avanti ed indietro, prima in condizioni “possibili”, poi sempre pi� disagiate. L’anno scolastico seguente Maria viene “comandata” insegnate a Cornia e Giorgio frequenta la terza media che nel frattempo � stata attivata a Cicagna; la famiglia si � cos� riunita.
In questo periodo un grave lutto colpisce Luigi Venzano. Pap� Checco � sfollato a Busalla. � un inverno freddissimo, ma il vecchietto non sa stare chiuso in casa: si prende una bronchite che degenera in polmonite. Luigi, avvisato telegraficamente, da Cornia corre vicino al padre. Lo trova abbastanza sollevato, contento di rivedere il suo Luigin: passa il medico curante e Checco gli presenta con orgoglio il figlio scultore, quello che ha fatto il monumento di Savona; poi, mentre il dottore lo sta visitando, si spegne, sereno e sorridente come riusc� a rimanere per tutta la vita, nonostante le non poche traversie. Al funerale a Sestri Luigi avr� a fianco moglie e bambini, accorsi noncuranti delle comunicazioni ormai difficili; tenter� invano di organizzare l’accompagnamento con la musica: i musicanti sono tutti sfollati, la banda praticamente non esiste pi� ed � impossibile esaudire il desiderio di pap� Checco.
Gli eventi bellici intanto precipitano: il 25 luglio 1943 (esonero ed arresto di Mussolini – Governo Badoglio), lo sconcertante 8 settembre (armistizio con gli alleati e conseguente occupazione tedesca dell’Italia centrosettentrionale – Repubblica di Sal�).
Subito la lotta partigiana prende corpo: a Sestri come nella gran parte delle citt� nasce dalla ribellione nelle Fabbriche, sulle montagne e cos� anche a Cornia, prende spunto da brandelli dell’esercito non sottomessi ai tedeschi e da antifascisti rifugiati sulle montagne. C�� ovunque una estesa e spontanea collaborazione da parte della stragrande maggioranza della popolazione. Si vivono ormai giornate pesanti ed incerte. Luigi e Maria Venzano vivono pesantemente queste giornate: la grande incertezza, il timore per i bambini, il pericolo delle rappresaglie, la paura del “peggio” che forse deve ancora venire. Ma guardano anche con fiducia alla grande speranza di una pace nella liberto e nella Giustizia; sia a Sestri che a Cornia sono pronti a dare rifugio ai giovani renitenti, aiutano come possono chi combatte per la libert�.
Alla fine del 1943 la guerra tocca nel vivo la famiglia Venzano, anche se fortunatamente in maniera lieve. Maria, subito dopo il Natale deve andare a Sestri, per un qualche impegno; decide di passare per Zoagli per conoscere Gianna, la figlia del fratello Armando e di Teresita. Porta con s� anche la piccola Matilde. La fatalit� vuole che siano coinvolte nel primo bombardamento di Zoagli, un’incursione aerea in pieno giorno che distrugge mezza cittadina. Luigi da Cornia vede i bombardieri alleati, segue la loro rotta purtroppo inequivocabile ed ha chiari presentimenti. Le notizie in quei tempi circolano gi� con estrema difficolt�: arriva finalmente uno scarno messaggio di Maria che, invece di tranquillizzare, aumenta la paura. Con Giorgio appena tredicenne corre a piedi a Zoagli: trovano la casa di Armando completamente distrutta. Luigi rimane impietrito, per un momento sembra avere perduta la ragione; il figlio lo rincuora. Finalmente incontrano Armando, anche lui mezzo inebetito, ma in grado di dare notizie certe e fortunatamente tranquillizzanti. Corrono all’ospedale di Rapallo dove abbracciano sposa e mamma: Matilde, ferita in maniera leggerissima, � gi� stata dimessa ed � a Sestri, da Davide. La sera stessa ritornano a piedi a portare le rassicuranti notizie a Marco che, troppo piccolo, � stato lasciato a Cornia solo, anche se assistito affettuosamente dai vicini.
Nel 44 – 45 riprendono i trasferimenti Sestri-Cornia; ormai sono sempre pi� difficili e faticosi: bisogna andare a piedi da Prato, ultimo centro raggiungibile con il tram. A determinare questi viaggi � ancora la Scuola: Giorgio � sempre pi�� bravo negli studi, ma a Cicagna non ci sono scuole oltre la terza media. In mezzo a tante distruzioni, l’entusiasmo di questo ragazzo, precocemente maturo, fa riemergere in Luigi e Maria la fiducia nella vita. Nonostante i pericoli e con il cuore pieno di paura, non sanno dire di no a questo ragazzo che vuole pensare al proprio futuro: Giorgio viene iscritto alla quarta ginnasiale al Liceo Mazzini di Sampierdarena. Frequenta come pu�; lo segue il pap� che in questo periodo passa molto tempo a Sestri, spesso � anche ospitato in casa dello zio Davide. I viaggi Sestri-Cornia si fanno pi� frequenti; oltre ad essere faticosi, come gi� detto, sono anche pericolosi, in quanto si passa pi� volte da zone sotto il controllo della RSI a zone partigiane. In questo periodo a Genova Luigi Venzano modella dal vivo il ritratto del commendator MOLLIER, l’industriale dolciario fondatore dell’Elah. Le opere del periodo di guerra, e soprattutto dal 42 in poi, sono pochissime. Nei primi anni di guerra ci sono ancora alcuni lavori funerari, ad esempio la tomba della famiglia MORASCHI al cimitero dei Pini Storti, ma in seguito l�attivit� artistica cade praticamente a zero. Eppure a Corinna avrebbe del tempo, ed ha anche la possibilit� di rimanere a contatto con l’amico Helios Gagliardo, pittore ed incisore, collega del corso di figura dell’Accademia ed ora sfollato in una casetta a poca distanza da quella di Luigi. Durante tutta la permanenza da sfollato a Cornia esegue pochissime opere: il ritratto di NINNI GAGLIARDO, moglie di Helios, il bassorilievo della MADONNA DELLA SALUTE per l’ospedale di Sestri. Scolpisce anche in ardesia un altare per la Chiesa di Sant’Anna a Ferrada ed un bassorilievo per una cappella funeraria, pure questo al cimitero di Ferrada.
In questi anni scompaiono purtroppo due grandi lavori ai quali Luigi Venzano per diverse ragioni � particolarmente affezionato. Nella campagna propagandistica portata avanti dal Governo e dal partito fascista a favore della guerra � sempre pi� ricorrente il motto “donare metallo per la Vittoria”. In quest’ottica, dopo avere portato via ringhiere, inferriate e pentole di rame, il fascismo inizia anche a sacrificare opere d�arte. Le statue del monumento ai caduti di Sestri sono in bronzo, vengono asportate e fuse. � un brutto colpo. Venzano spera che vengano salvati almeno i monumenti dei capoluoghi di provincia (Savona e Porto Maurizio), ma purtroppo a guerra finita dovr� apprendere che anche la statua di Porto Maurizio, la prima grande opera da lui vinta a seguito di un concorso nazionale, ha seguito la stessa sorte del Monumento di Sestri.